insulti su facebook

insulti su facebook

 

La presenza delle persone sui social network ormai ha raggiunto numeri strabilianti e la convivenza si rivela spesso molto difficile; le liti sono all’ordine del giorno.

Gli insulti su facebook degenerano molto spesso in denunce, richieste di querela a un avvocato

La Suprema corte ha stabilito che la competenza per le contumelie scritte sui social network non è di competenza del giudice di pace, ma del tribunale ordinario che può comminare una pena fino ai tre anni di reclusione.

Prima di formulare insulti su facebook è bene valutare a quali conseguenze si può andare incontro.

Offendere, insultare mettere alla berlina le persone sulla piattaforma di un social network può costare la galera se si viene chiamati a risponderne.

Il caso arrivato all’attenzione della Corte Suprema, è quello di una coppia nella quale gli insulti arrivati in giudizio sono quelli dell’ex marito nei confronti dell’ex moglie.

Dopo la denuncia è scaturito un processo per diffamazione che è rimbalzato dal giudice di pace al tribunale per il rito ordinario.

Chiunque abbia un minimo di cognizione di diritto sa che la differenza è enorme.

Mentre il primo può infliggere solo delle sanzioni pecuniarie, cioè delle multe, l’altro emette una condanna che può condurre in galera.

Addirittura nel caso in cui la diffamazione sia aggravata,  il periodo di detenzione in carcere può andare dai sei mesi ai tre anni.

Inizialmente la competenza era stata attribuita al giudice di pace di Roma, ma quest’ultimo ha gettato la spugna proclamando la sua incompetenza, perché gli insulti su facebook sfociati nel reato di diffamazione tecnicamente aggravati dal mezzo della diffusione pubblica sono materiale di cui deve occuparsi il tribunale ordinario con il suo rito.

A questo punto il collegio ha fatto sue le argomentazioni dell’avvocato dell’ex marito, stabilendo che il social network facebook non può essere paragonato a un giornale online oppure a un quotidiano che può essere consultato da chiunque sul web.

Quindi, a suo avviso, la competenza era del giudice di pace.

Il caso quindi rischiava di rimpallare tra i due giudizi.

A sciogliere questo conflitto è stata chiamata appunto la Cassazione alla quale sono stati trasmessi gli atti.

Dopo una impegnativa sessione i magistrati della Corte suprema hanno deliberato in via definitiva che gli insulti su facebook, ascrivibili alla diffamazione, sono ancor più gravi perché è presente la pubblicità, cioè perchè hanno una ampia diffusione.

Quindi chi la compie può vedersi applicata la pena del carcere, esattamente dai tre ai sei anni.

La sentenza che è stata partorita è storica.

È necessario quindi prestare la massima attenzione a quello che si scrive sui social network, le conseguenze potrebbero essere molto gravi.

CategorySentenze

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