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parità di trattamento sul lavoro

 

La Costituzione Italiana all’articolo 3 afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. “

L’articolo 36 sancisce invece che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro” e il successivo specifica che “la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”.

Anche l’articolo 28 del Codice delle Pari Opportunità tra uomo e donna prevede anche la parità di trattamento economico per lo stesso lavoro fra uomini e donne.

Nonostante la presenza di questi principi non esiste una legge specifica sull’obbligo di parità di trattamento nel mondo del lavoro.

Le differenze, anzi, così come le discriminazioni, sono ancora oggi rilevanti.

Proviamo con questo articolo a capirne qualcosa in più.

 

Discriminazioni e mancanza di parità di trattamento sul lavoro

 
Per discriminazioni si intendono tutti quei comportamenti volti a fare distinzione tra i diversi lavoratori, riservando loro differenti trattamenti e andando a ledere diritti della persona, universalmente tutelati.

Quando si verifica una discriminazione sul posto di lavoro vuol dire che il datore di lavoro ha assunto un atteggiamento tale da trattare in maniera differente un determinato lavoratore rispetto alla maggioranza dei dipendenti.

Tale comportamento non ha una giustificazione oggettiva, quanto piuttosto deriva da fattori come la razza, la lingua, la fede o il sesso, completamente estranei e irrilevanti rispetto all’attività lavorativa.

Le recenti normative sul mondo del lavoro hanno confermato la tutela completa dei lavoratori che vengono licenziati per motivi discriminatori.

Nel caso in cui non si verifichi una parità di trattamento sul lavoro e che quindi un dipendente venga licenziato a causa di fattori discriminatori, come appunto il sesso o la razza, egli ha diritto alla piena e immediata reintegrazione sul posto di lavoro e all’indennizzo del danno subito, dal momento della comunicazione del licenziamento a quello di effettiva reintegrazione.

 

I motivi di discriminazione

 
Ecco i casi più frequenti di discriminazione, a cui bisognerebbe aggiungere casi più specifici e particolari in cui si va incontro a una totale assenza di parità di trattamento sul lavoro:

  • discriminazione di genere;
  • discriminazione anagrafica;
  • discriminazione sessuale;
  • discriminazione religiosa;
  • discriminazione etnica;
  • discriminazione di persone con disabilità;
  • discriminazione politica;
  • discriminazione linguistica;
  • discriminazione raziale;
  • discriminazione basata sullo stato di salute

 

Parità di trattamento sul lavoro tra uomo e donna

 
Per quanto riguarda nello specifico la discriminazione di genere essa viene affrontata dalla legislazione in materia, secondo la quale è fatto divieto di discriminazione in base al sesso per iniziative di formazione e selezione del personale.

La legge stessa ammette alcune deroghe in caso di contratti collettivi e di mansioni particolarmente pesanti e pericolose ma afferma comunque che le donne lavoratrici non possono essere discriminate nell’attribuzione di mansioni e di qualifiche sul posto di lavoro.

In ogni caso lavoratore e lavoratrice che svolgono prestazioni identiche hanno diritto allo stesso trattamento, anche dal punto di vista retributivo.

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